L’AI non aspetta il tuo momento giusto
Cerco di convincerti, girandoci attorno, che l'AI cambierà totalmente i nostri ruoli nel mondo del lavoro e lo farà più in fretta di quanto immagini + altre cose che potresti non conoscere.
Ciao, stai leggendo Fuori Programma, la newsletter nata per dare un senso alle innovazioni e all’impatto che hanno nelle nostre vite cercando di sfruttarle al meglio.
💥 Se ti interessa scoprire di più sul mondo AI e vuoi capire come portarla nella tua vita e nel tuo lavoro, sto organizzando AI Meetup, partiremo da Biella e si terrà nei prossimi mesi. Qui puoi iscriverti qui per rimanere aggiornato.
🎤 Lo scorso 19 marzo sono stato ospite a “AI Like a PRO” un evento organizzato dal Gruppo Giovani di Confindustria di Torino. Una di quelle rare occasioni in cui si è parlato (poco) di AI e si è fatto (tanto). Insieme a
, Alan Perotti, Matteo e Filippo Colombino. Il format va alla grande: coinvolgere le imprese (non solo gli imprenditori), vedere concretamente casi pratici di utilizzo dei principali tools AI e scoprire come poterli utilizzare subito nella propria routine. Idea che vale la pena di essere replicata!🧭 Sono stato da pochissimo ad Atene, non ho capito bene se mi sia piaciuta, ci devo ancora riflettere bene. Nel frattempo ho aggiunto qualche tappa interessante sul mio mapstr, lo trovi qui.
In queste settimane, ho letto il paper Measuring AI Ability to Complete Long Tasks (qui un abstract di MTER). Molto nerd, a tratti complicato da capire. Ho estratto diversi contenuti che ho deciso di utilizzare in questa seconda uscita di Fuori Programma.
Per chi avesse letto la prima uscita di Fuori Programma, avevo promesso un'uscita/mese. Lo so, ho già bucato alla grande! Provo davvero tanta stima per tutti coloro che riescono a scrivere contenuti settimanali/mensili di qualità. È davvero difficile destreggiarsi negli impegni quotidiani e avere costanza 😱
Ma ora torniamo a noi. Il motivo per cui sono finito su questo paper è perché continuo a interrogarmi su come si possa effettivamente misurare l’aumento della precisione e produttività degli strumenti AI (llm) che utilizziamo ogni giorno (Chat GPT, Claude, Gemini ecc). Questo perchè vorrei cercare di prevedere l’impatto che potranno avere nell’evoluzione del mio ruolo nella società e nel lavoro.
Da questo momento, condividerò insieme a te parte di quanto ho imparato!
Questione di metodo: prompt e istruzioni
Quando parlo con qualcuno di intelligenza artificiale, finisce sempre per chiedermi:
“Ma questo tool/modello è meglio dell’altro? GPT-4 batte Claude? Mistral è più veloce? Gemini capisce di più?”
Dobbiamo guardare altrove, perché non è solo una questione di modello. Nell’80% dei casi, è questione di metodo.
Nel paper che vi citavo sopra, ci si conferma che la durata con cui un modello riesce a portare avanti un compito (senza perdersi nel nonsense) non dipende solo dal modello in sé, ma anche da come gli viene proposto il compito, l’arte del prompt 👻 (oppure termine ancora più brutto: il prompting).
Cambia l’istruzione, cambia il risultato.
Un modello può fallire miseramente su un task, e riuscirci benissimo se lo imposti in un modo leggermente diverso.
È un po’ come con le persone: il modo in cui poni la domanda può cambiare notevolmente la risposta.
Per questo, forse, prima ancora di cercare nuovi strumenti, dovremmo imparare a progettare meglio le interazioni, disperdendo molte meno energie e generando molto meno stress del tipo “eh si ci ho provato con Chat GPT ma continua a darmi la stessa risposta inutile”….
Non ti serve il modello più “intelligente” del momento. Ti serve sapere come usarlo bene. Ti serve metodo 🤷🏻♂️
Per misurare la vera capacità di un’AI di affrontare compiti lunghi, non basta contare token o confrontare output. Serve un quadro più completo, più umano. Serve pensare al compito come qualcosa che ha un inizio, uno svolgimento, un’intenzione proprio come se dovesse svolgerlo un collega, un amico o un famigliare.
La struttura del prompt
❌ Come non va fatto
Prompt: scrivi una frase motivazionale per social.
Output: credi in te stesso sempre e non mollare mai.
✅ Come ha senso farlo
Definisci delle regole chiare, dei paletti che ti consentano di fornire un contesto chiaro e ben argomentato. Nel caso qui sotto, ho inserito una prima regola più generica, a seguire due chiavi fondamentali.
I requisiti: dove ho inserito le caratteristiche che mi attendevo nel risultato finale.
Il contesto: dove ho descritto la tipologia di destinatari del post.
Prompt: scrivi un breve testo motivazionale da pubblicare su Instagram.
Requisiti:
• Lunghezza massima: 600 caratteri
• Tono: ispirazionale ma autentico (niente frasi fatte)
• Linguaggio semplice, diretto, inclusivo
• Deve chiudersi con una domanda che stimola riflessione o interazione
Contesto:
Il post è pensato per persone che stanno affrontando un momento di cambiamento nella propria vita (nuovo lavoro, trasferimento, sfide personali).
Output: ogni cambiamento spaventa. Anche quando è quello che volevamo. Ma crescere significa accettare di non sapere tutto, di sbagliare, di ricominciare. È lì che succede la vera trasformazione.
Tu che cambiamento stai affrontando in questo momento?
Dare i numeri
Bene, ma quanto è brava, davvero, questa AI?
Se prima abbiamo parlato di limiti concettuali, dati alla mano, vediamo quanto siano migliorati i modelli linguistici nel tempo.
In questo primo grafico confronto la durata di un compito “equivalente umano” eseguito da vari modelli, dalla generazione di GPT-2 (2 minuti) fino all’ultimo Sonnet 3.7 (ben 59 minuti).
L’impennata è pazzesca, ogni “generazione” gestisce compiti più lunghi, con coerenza crescente. GPT-4 è arrivato a circa 15 minuti. Sonnet quasi a un’ora (io lo uso moltissimo a livello logico e per la parte di progettazione/cooding e nelle prossime settimane ve ne parlerò).
Il secondo grafico👆 mostra la curva temporale di crescita, ed è altrettanto impressionante:
dal 2019 al 2024, l’intelligenza artificiale è passata da capacità equivalenti sotto il minuto… fino a un’ora intera (in meno di 5 anni 😱). Non ti nego che il balzo mi ha impressionato, è qualcosa di davvero incredibile.
Ma attenzione: non confondiamo la durata del compito con la profondità del pensiero.
Il fatto che un modello regga la coerenza per più tempo non vuol dire che abbia imparato a “leggere tra le righe”. Solo che è diventato più bravo a rimanere sul pezzo.
Questi dati (non) ci dicono che l’AI è diventata umana. Ci dicono che è sicuramente sempre meno fragile e meno propensa a perdersi. Più affidabile nel seguire una traccia logica.
E tutto questo, per certi usi, è abbastanza. Ma non basta per tutto.
Quindi ci ruberà il lavoro si o no?
Parti da questo concetto: puoi chiedere a un pappagallo di parlare per un’ora. Ma non riuscirai mai a fargli capire perché lo fa.
Di certo, non siamo di fronte a una moda passeggera. Ma a una ristrutturazione del lavoro cognitivo e la cosa più pericolosa non è l’AI in sé. È non accorgersi che sta succedendo.
Qui mi casca a fagiolo una delle frasi pronunciate dal buon Mario (Draghi).
“ Il pessimista non serve a niente perché sta li seduto a dire che le cose non vanno bene. Quello, è uno stato d’animo che non produce.
Bisogna essere ottimisti. Il futuro è li perché voi ve ne impadroniate!”
- Mario Draghi -
I numeri sono chiari: GPT-2 riusciva a gestire un compito per 2 minuti umani equivalenti. GPT-4 arriva a 15 mentre Claude 3 e Sonnet superano rispettivamente i 30 e i 50 minuti.
Questo significa che l’AI sta diventando resiliente, non limitandosi a dare una risposta veloce: inizia a sostituire blocchi interi di lavoro cognitivo prolungato.
Cosa cambia nel lavoro, allora?
Nei prossimi 2-4 anni ci aspetta una transizione veloce e profonda, fatta di spostamenti strutturali.
I ruoli più esposti sono quelli dove il lavoro è:
1️⃣ Ripetitivo, anche se intellettuale (report, analisi di sintesi, comunicazione interna)
2️⃣ Procedurale (task ben definiti, con output prevedibili)
3️⃣ Slegato da contesto umano (servizio clienti automatizzabile, generazione testi base)
👉🏼C’è poi un secondo livello, più sottile: le professioni “creative”, anche quelle stanno cambiando. Non perché verranno eliminate, ma perché dovranno spostare il loro valore più in alto e questa sarà una bella sfida.
Non basterà scrivere bene. Bisognerà decidere cosa ha senso scrivere. Non basterà saper fare. Bisognerà saper guidare.
Cosa possiamo fare, allora?
Serve “voglia di fare” innanzitutto. Poi consapevolezza, formazione e sperimentazione.
Serve iniziare a integrare l’AI, vedendola non come un rivale, ma come un alleato da conoscere, usare, sfidare.
Serve imparare a spostare il nostro valore umano verso ciò che non si può automatizzare facilmente: il giudizio, la sintesi, l’empatia, la visione, l’etica, la relazione.
OpenAI Academy
Nelle ultime ore arriva a passarci la palla il buon Sam (Altman, quello di OpenAI) con la nuovissima OpenAI Academy. Strumento che ci aiuta a capire cosa possiamo fare, già oggi, per restare centrali nel lavoro che cambia.
OpenAI Academy è una piattaforma educativa pensata per portare l’IA a chi davvero ne ha bisogno: professionisti, educatori, non profit, studenti e leader di comunità.
È un luogo dove si parla di intelligenza artificiale in modo pratico, accessibile, senza “parolone” e senza paura. Pensata non per diventare ricercatori, ma per capire come usarla bene.
Saper scrivere prompt efficaci, integrare l’AI nei propri flussi di lavoro, prendere decisioni migliori grazie agli strumenti generativi.
Questo oggi non è più un nice to have. È una skill fondamentale.
Perché è importante?
Perché democratizzare l’accesso all’AI è oggi una priorità.
OpenAI ha capito una cosa semplice: non basta costruire modelli intelligenti ma bisogna aiutare le persone a usarli in modo intelligente. Questo significa formazione, metodo, consapevolezza. Significa dare a ognuno la possibilità di non subire il cambiamento, ma di orientarlo.
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Sto cercando di fare la mia parte, organizzando Biella AI Meetup, un evento per chi vuole capire davvero come usare l’intelligenza artificiale nella vita e nel lavoro.
Niente fuffa, niente buzzword. Solo esempi pratici, idee utili e confronto vero.
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Il 6 gennaio 2025 ho inaugurato Fuori Programma. Qui condividerò riflessioni sulle innovazioni e sull’impatto che hanno nella nostra vita per sfruttarle al meglio.
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